Quello che si dice il destino. Alessandro Marsili aveva legato alla Sammaurese una delle sue soddisfazioni più grandi: la vittoria nello spareggio per la D alla guida della Ribelle. E alla stessa Sammaurese si lega adesso la sua amarezza più grossa: l’esonero dalla guida del Ravenna, la fine di un’avventura durata 15 mesi, con una strepitosa promozione in D e un inizio di campionato tra ombre e luci. Un’avventura scandita da 83 punti in 43 partite di campionato, più tre vittorie e un pareggio negli spareggi nazionali. “La storia non si cambia e quello che è stato fatto rimane – sono le prime parole dell’ormai ex allenatore del Ravenna – e sono orgoglioso e contentissimo di avere vinto un campionato col Ravenna. Posso solo ringraziare per questo la dirigenza del club che mi ha voluto e tutti coloro, nessuno escluso, anche quelli che hanno lavorato dietro le quinte, che hanno permesso questo cammino. Mi sono sentito un allenatore vero, senza nulla togliere alle squadre che ho allenato in precedenza”. Amarezza sì, ma non rabbia, che non è nelle corde di Marsili. “Certo, mi dispiace non poter proseguire il lavoro a Ravenna – ammette – e sono sicuro che avremmo potuto fare bene e che con l’innesto di un paio di ragazzi a dicembre avremmo ripreso la giusta rotta. Non discuto la decisione della società: è la regola del calcio e noi allenatori siamo i primi a saperlo. Mi auguro che la società abbia fatto la scelta giusta e che riesca a raggiungere l’obiettivo che avevamo tracciato. Il Ravenna deve rimanere in D perchè una città come questa merita di avere come minimo questa categoria. Faccio un grande in bocca al lupo a chi mi ha sostituito: deve sapere che troverà un gruppo bellissimo, abituato a lavorare, che merita rispetto. Lascio con il cuore sereno e l’animo tranquillo: penso di avere dato e fatto tutto per il bene del Ravenna”.